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IL PAESE DELLE ARANCE: Vico del Gargano

 

ANTICA RICCHEZZA DEL BORGO, GLI AGRUMI QUI MATURANO TARDI E DANNO COLORE ALLA FESTA DEL PATRONO  SAN VALENTINO

Non è l’azzurro dell’ Adriatico, che frange la costa 450 metri più in basso. Né il verde argentato degli ulivi, le cui chiome spettinano ettari di rilievi. No, il colore dell’inverno, in questo lembo di terra pugliese, è l’arancione: quello delle arance, che a migliaia punteggiano il panorama digradante sul mare. Perché nel territorio di Vico del Gargano, gli agrumi, un tempo cuore dell’ economia locale, iniziano a maturare tardi, proprio a febbraio.  Dando allegria ai toni opachi della stagione. A proteggerli ci pensa un santo forestiero, conosciuto ovunque come il protettore degli innamorati: il celeberrimo San Valentino, verso il quale la comunità vichese nutre una profonda devozione. Al punto di dedicargli ogni anno, intorno al 14 febbraio, una settimana di festeggiamenti. Ma come è finito da queste parti il martire decollato a Roma? Per finalità opportuniste. Unica oasi agrumaria della costa adriatica ( composta anche dai comuni di Rodi e Ischitella), Vico è un’ area antica di produzione. Con l’ introduzione portoghese delle arance dolci nel 500, le colture locali conobbero un vero boom, recando a proprietari e braccianti un discreto benessere. Ma il Gargano, proteso nel mare per 70 chilometri ed esposto ai venti freddi dei Balcani, va incontro a gelate improvvise: per scongiurare la perdita dei raccolti i vichesi decisero di appellarsi all’aiuto divino.

SAN VALENTINO, PATRONO “PER CASO” 

Pensionato il vecchio patrono San Norberto, introdotto dai fondatori slavi nell’ antica Vicus (gruppo di case), e festeggiato in estate, i notabili chiesero e ottennero da Papa Paolo V di potersi scegliere un protettore “più invernale”, che tene a fest in uern (che avesse la festa in inverno). Si recarono perciò a Roma nelle catacombe: e qui il caso volle che uno di loro andasse a urtare il braccio del busto contenente le reliquie di San Valentino, la cui ricorrenza ricade a metà febbraio, giusto nel periodo di raccolta delle arance. Il fatto fu considerato provvidenziale, quasi una scelta dello stesso santo: il quale venne arruolato subito come patrono capace di tenere a bada i capricci del tempo. Correva l’ anno 1618. Da allora il 14 febbraio a Vico è sempre grande festa, e la cittadina si rianima di colpo, pur nel cuore dell’ inverno, attirando visitatori e turisti. La piccola Vico, un po’ defilata su un’ altura, 8000 abitanti, 13 chiese, 13 torrioni fortificati e nella classifica dei Borghi più Belli d’ Italia, ha del resto molte storie da raccontare. Anche nella stagione fredda: quando il profumo di camini sciama tra archi e vicoli senza uscita e la tramontana spezza l’ orizzonte, ritagliando nell’ aria frizzante la sagoma delle Isole Tremiti.

Al contrario di altri centri del Gargano, in parte snaturati dall’ arrivo del turismo, Vico conserva i suoi tre rioni originari, incastonati tra loro dai secoli e dalle necessità di difesa: l’antico Civita, il più signorile Terra e il seicentesco Casale, costruito fuori le mura per ospitare un gruppo di rifugiati ellenici e oggi soggetto a intensi interventi di ristrutturazione. La composizione urbanistica è quasi ovunque la stessa: casette attaccate l’ una all’altra, costruite lungo strade in pendenza, con una scalinata all’ aperto per accedere al piano superiore. E’ la tipica pujedd  ( dal francese appuyer, appoggiarsi) sul cui pianerottolo l’ estate si svolgeva la vita sociale, con le donne che filavano con rocca e fuso, i quattrà ( i bimbi) che scorrazzavano nei vicoli e i vestie ( le bestie) ricoverate nelle stalle sottostanti. Oggetto 15 anni fa di un’azione di recupero suggerita da Gae Aulenti, mirante alla creazione di un albergo diffuso poi non realizzato, oggi il centro storico vive una fase di rivalutazione.

Con la finalità di migliorare la ricettività creando una rete di abitazioni tra i proprietari di case. < Quella dell’ albergo diffuso è la soluzione più calzante per ridare smalto alle parti trascurate del borgo>, sostiene Pino Romondia, giovane imprenditore impegnato con altri colleghi nel progetto, .

Via libera dunque, durante la settimana di San Valentino, a corsi di pasta fatta in casa, degustazioni di olio e di vino, visite guidate attraverso gli uliveti e gli agrumeti. Il tutto senza dimenticare il Santo Patrono: la cui nicchia, nella chiesa dell’ Assunta, viene adornata come ogni anno da un incredibile trionfo di arance e di foglie d’ alloro, pianta usata come frangivento e perciò meritevole di protezione. Al centro delle celebrazioni, la processione con la statua del santo lungo il paese, con la sfilata delle cinque confraternite dalle mantelline e gli stemmi di diversi colori. Tappa finale il Poggio del Carmine, con la benedizione dall’ alto del  verde cupo degli agrumeti e dei ramoscelli di alloro portati dai fedeli. Verranno legati agli alberi di aranci per proteggerli da freddo ed intemperie. Sant Valentin, arraccugh e mett ‘n zen , San Valentino raccogli e metti in grembo, recita adagio. Che il santo forestiero protegga anche quest’ anno il raccolto. 

KATIA RICCIARELLI 

< NELLA VITA HO AVUTO TANTI SOSPIRI…MA AMO QUELLI DOLCI DI VICO> 

Soprano di fama internazionale e attrice, Katia Ricciarelli, veneta doc, ama da sempre la Puglia, il Gargano in particolare. E ha animato spesso i concerti per la festa di San Valentino a Vico. 

Lei è stata a lungo direttore artistico del teatro Politeama Greco di Lecce:  sono più ospitali i salentini o i garganici? 

Io sono stata bene ovunque. Nei paesi garganici ho trovato tanti amici. Certo, la geografia vuol dire molto, ed è ovvio che a Lecce sono più abituati ai “forestieri” che Vico. Ma non ho avvertito grandi differenze. E adoro questi borghi antichi in alto, dallo splendido paesaggio. In ognuno mi comprerei una casa, anche se non è possibile. 

Cosa bisognerebbe fare per incentivare le attività musicali in paesi un po’ decentrati come Vico? 

Noi artisti dovremmo fare delle proposte di spettacoli accessibili e recarci direttamente nei posti. Queste vanno stimolate. E bisognerebbe coinvolgere i giovani del posto: io stessa ho tenuto dei corsi di musica, e di ragazzi in gamba ne ho incontrati parecchi.   

Un ricordo di vico del Gargano … 

Come in tutta Puglia ho mangiato divinamente. Le donne pugliesi sono cuoche straordinarie. In particolare adoro le verdure, cucinate in mille modi, specie le fave. E poi un pasticcino tipico di Vico, il sospiro, con il pan di spagna glassato di zucchero. Nella vita ho avuto tanti sospiri: ma a Vico solo sospiri dolci.

RITI FESTE E CONCERTI FINO ALL’ ESTATE 

Dal Venerdì Santo alle celebrazioni in onore di San Rocco ad agosto. 

Tra santuari e agrumeti da visitaredi Rossella Cerulli 

Vico del Gargano ( Foggia) si raggiunge con l’A4 Bologna-Taranto, uscita poggio Imperiale, quindi statale 693. Con i mezzi: le stazioni più vicine sono a Foggia e  a San Severo( linea Milano-Lecce); da qui si prosegue con i bus delle Ferrovie del Gargano, che collegano Vico anche con Roma, Milano e Torino ( 0881 725188; www.ferroviedelgargano.com) . Area camper attrezzata : Villaggio Camping Calenella, statale 89, 0884 96 81 05, aperto dal 1° maggio. 

RICORRENZE 

In pochi luoghi i riti scandiscono la vita della comunità come a Vico: le feste annuali danno alla popolazione il sensi di appartenenza, sono occasioni di incontro, vivacizzano il borgo richiamando molti visitatori. Importante la celebrazione della Pasqua, in particolare  nel giorno del Venerdì Santo ( quest’ anno il 6 aprile), durante il quale, Vico si mobilita in suggestive manifestazioni liturgiche. Fin dal mattino si incrociano per le vie le processioni delle 5 confraternite – ognuna con la sua Madonna Addolorata e il Cristo Morto- alle quali aderiscono grandi e piccoli, con fervore e una certa rivalità. La giornata giunge al culmine quando i partecipanti riuniti in circoli, detti rotelli, esplodono in canti in onore della croce: il lutto si trasforma allora in esultanza. Molto sentita la festa di Santa Maria Pura, celebrata il 9 Maggio nel seicentesco santuario di Santa Maria Pura ( 339 6 68 71 19; www.santamariapura.it) , in gran parte restaurato, che merita di essere visitato anche per la sua posizione pittoresca poco fuori dal paese, sul torrente Asciatizzo, nei pressi del bellissimo lavatoio pubblico monumentale. A segnare l’estate vichese è invece la festa di San Rocco a metà agosto: luminarie, bancarelle e fuochi d’ artificio si succedono per tre giorni, raggiungendo il clou il 16 agosto. San Rocco resta il simbolo delle feste in questa parte di Puglia, con gli imperdibili concerti sul palco circolare coperto, carico di mille luci detto cassa armonica. Inventata quando gli amplificatori non esistevano ancora. 

ACQUISTI GOLOSI : PAPOSCIA, TROCCOLI, SCALDATELLI 

Uno dei prodotti più antichi di Vico è la Paposcia, pizza a vamp in dialetto. Dalla forma simile ad una babbuccia, aperta a metà, veniva condita con un filo d’ olio. Oggi le paposcie  prodotto tipico agroalimentare pugliese sono farcite in tutti i modi. Da non perdere quella mozzarella e pomodoro o quella con la nutella. Scelta infinita di dolci al Bar Pasticceria Pizzicato Via Risorgimento, 14 -0884 99 12 45. Vera istituzione del paese, gestito da tre generazioni dalla famiglia Romondia. Da poco la pasticceria ha attivato la vendita di pasta di mandorle on-line ( PizzicatoMandorla  ). E’ tutta al femminile la storia di Punto e Pasta  dove la signora Domenica e le sue figlie preparano orecchiette, cicatelli e troccoli. Imperdibili le pagnottine dolci e gli scaldatelli,sorta di taralli salati del Biscottificio Mastromatteo ( via Coppa Maria 2, 0884 991596). Ottimo olio extravergine anche aromatizzato agli agrumi, da Mimmo Cusmai via Giuseppe di Vagno 52,0884 99 4221. Cuscini e tovaglie in lino cotone e canapa da   La  Tela corso Umberto 10, 0884 99 1020. Maria Voto è l’unica signora del paese a tessere ancora su telai a mano. 
TESTI ROSSELLA CIRULLI
Mensie Bell’italia :http://www.cairoeditore.it/Bell-Italia/
Saluti dal Gargano e dal Pizzicato EcO bed and Breakfast
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Author: , Sunday - 05 February, 2012
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